“Una delle banche che sosteneva la mia azienda cominciò a sollecitare il rientro dal così detto “fido” proprio nel momento in cui, a causa dei molti impegni assunti e dei cantieri in corso, mi trovavo in seria difficoltà: infatti non avevo liquidità perché tutte le mie energie finanziarie erano destinate al completamento dei lavori, comprese anche le disponibilità finanziarie che la banca mi aveva concesso a suo tempo. Nonostante le mie richieste di allungare il piano di rientro e di darmi tempo di realizzare le vendite degli immobili, che mi avrebbero consentito di monetizzare quanto investito, questa prima banca non voleva sentir ragione. A questo punto, fui messo ingiustamente all’angolo, fino al punto che mi vidi costretto a mettere in vendita alcuni beni di famiglia, che ero riuscito a comperare, accantonando i risparmi di una vita di lavoro. Il colpo basso che ricevetti invece di tramortirmi e crearmi depressione, mi fece scattare tutta l’adrenalina che avevo in corpo. Decisi di combattere con tutte le mie forze contro quel sistema ingiusto e talvolta arrogante, rappresentato dagli istituti di credito. Una medaglia a due facce: una liberale disposta ad aiutarti quando le PMI non hanno bisogno e una aggressiva, che “graffia”metaforicamente la clientela, quando quest’ultima si trova in difficoltà, imponendogli rientri impossibili. Questo è stato il punto apicale dal quale sono partito con la mia battaglia: ho voluto verificare il comportamento contabile e amministrativo di questo Istituto (cosa che tempo addietro, quando le cose andavano bene, non avevo avuto il tempo di controllare). Sapevo che stavo pagando cifre importanti per gli interessi che mi erano stati addebitati ma, nonostante la sensazione di avere una specie di “cappio al collo”, non avevo purtroppo ne il tempo ne la competenza tecnica di fare un’analisi più attenta e approfondita. Dopo aver rilevato l’enormità degli interessi passivi pagati in tanti anni, ho proceduto a far eseguire da un esperto, una “perizia econometrica”, ovvero il controllo di tutti i conteggi intercorsi dall’inizio del rapporto con la banca. Al momento della consegna della perizia econometrica, è risultato che i miei dubbi erano pienamente fondati: la banca mi aveva applicato dei tassi altissimi tanto da superare il tasso limite, denominato “tasso soglia”, previsto per legge e di conseguenza scattò in me, la presunzione di aver subito l’applicazione illecita di “tassi usurari”, situazione in base alla quale era prevista per la banca, una pesante posizione di responsabilità non solo economica bensì anche penale. Rilevato e appurato quanto sopra descritto, non ho atteso un istante in più. Ho deciso di procedere contro la banca, iniziando una causa legale. Dopo 18 mesi il Giudice mi ha dato ragione condannando la banca a rinunciare alle sue pretese di credito nei miei confronti e a restituirmi tutto il maltolto (parliamo di cifre importanti). Ecco che, dopo la vittoria legale ottenuta contro questa banca, ho deciso di procedere anche contro le altre banche, ottenendo altre tre sentenze vittoriose, mentre per altri 5 contenziosi, sono in attesa di giudizio e a tal proposito, voglio essere moderatamente ottimista. Oggi opero senza chiedere un soldo alle banche, finanziandomi con quanto sono riuscito a recuperare dalle stesse”.
Tratto dal libro “La rivolta del correntista” di Mario Bortoletto. Edito Chiarelettere.